I PRINCIPI ETICI E MORALI DELLA MIA PROFESSIONE

Ritengo che oggi, più che in passato, l’avvocato non possa e non debba “improvvisare”, ma abbia l’obbligo morale e giuridico di trattare le materie di propria “reale” competenza, così da non pregiudicare e non compromettere le legittime aspettative di giustizia dei propri assistiti.

Il professionista, con umiltà e con senso di responsabilità, deve avere la capacità di comprendere i propri limiti e, conseguentemente, di rinunziare ad un possibile guadagno economico, cedendo il passo ad altri colleghi che, in determinate materie, possano garantire un’assistenza seria, puntuale e professionale.

AVV. PAOLO MERENDINO

CI IMPEGNIAMO A TUTELARE I TUOI DIRITTI

Ed infatti, proprio perchè animato da tale spirito, ormai da tanti anni ho creato questa rete di collaborazioni, proficue e positive, con altri colleghi, ormai divenuti veri amici, con i quali condivido lo spirito di servizio che deve animare il nostro operato professionale.

Sono convinto che l’avvocato debba perseguire, con impegno, scrupolo e correttezza, la risoluzione stragiudiziale delle controversie, ricorrendo al contenzioso giudiziario solamente quale ultima possibilità di tutela dei diritti del proprio assistito.

AREE DI ATTIVITÀ

Diritto civile

Diritto penale

Diritto amministrativo

Diritto del lavoro

Diritto tributario

Diritto bancario

“L’Avv. Paolo Merendino e gli altri professionisti che con lui collaborano sono iscritti nell’elenco degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato”

GLI STRUMENTI GIURIDICI DALLA NOSTRA PARTE!

“MEGLIO UN ACCORDO MAGRO CHE UNA SENTENZA GRASSA”

Ritengo che, nell’interesse dei propri assistiti, l’avvocato debba utilizzare tutti gli strumenti giuridici (conciliazione, negoziazione assistita, mediazione) che il legislatore ha istituito per scongiurare il contenzioso giudiziario.

Il famoso ed antico detto “meglio un accordo magro che una sentenza grassa” sintetizza al meglio tale concetto.

COSTI E TEMPI

Ed infatti, è innegabile che un giudizio comporta costi notevoli, tempi lunghi ed un esito assolutamente incerto; di contro, l’accordo stragiudiziale, seppure apparentemente meno soddisfacente rispetto ad una ipotetica sentenza, determina l’estinzione della controversia in tempi brevi, con costi contenuti e, soprattutto, con un esito concordato tra le parti.

UN SERVIZIO VERSO I MIEI ASSISTITI

Sono orgoglioso di potere affermare che gli anni di attività professionale, pur con il conseguente e naturale senso di stanchezza, non mi hanno indotto a mutare lo spirito che mi ha animato sin dall’inizio di questo percorso; ancora oggi, vivo la professione come servizio verso i miei assistiti, tentando in ogni modo di mantenere una condotta corretta e trasparente.

LA PROFESSIONE FORENSE OGGI

E’ innegabile che l’esercizio della professione forense, oggi più che nel passato, sia molto difficile sotto diversi aspetti (proliferazione di norme e di orientamenti giurisprudenziali, crisi economica, tensioni sociali), tra cui la gestione dei rapporti con i clienti.

IL RAPPORTO CON IL CLIENTE

Pur nella piena consapevolezza che l’avvocato, in quanto uomo, possa commettere un errore di valutazione o di impostazione di una pratica, ritengo di potere garantire il massimo impegno e scrupolo nella trattazione di ogni controversia che mi viene sottoposta, non perdendo di vista il rapporto con il cliente, da sempre improntato alla chiarezza e correttezza, anche dal punto di vista economico.      

Il poeta dialettale Paolo Catania, vissuto tra il 1591 ed il 1670, scrisse una poesia di condanna sul modo di operare dell’avvocato.

Tutti noi avvocati, con il nostro comportamento quotidiano, abbiamo la possibilità di smentire il giudizio negativo che la gente comune di oggi, come di allora, esprime nei confronti della nostra categoria.

Procuratori, judici e avvocati (salvu li boni) scavi poi chiamari,

un hura n’hannu mai di libertati, li soi patruni sunnu li dinari,

in bucca n’hannu mai na veritati, n’hà mai raxiuni cui n’hà chi ci dari,

Iddiu permetti chi nè li soi heredi, nè li casati soi restanu in pedi.

“Procuratori, giudici e avvocati

(salvo i buoni) schiavi li puoi chiamare, un’ora non hanno mai di libertà,

i loro padroni sono i denari,

in bocca non hanno mai una verità,

non ha mai ragione chi non ha che dargli,

voglia Dio che nè i loro eredi,

nè le casate loro restino in piedi.”